Basilica di Sant’Agata Maggiore – Ravenna

La Basilica di Sant’Agata Maggiore è una delle più antiche chiese di Ravenne, situata nel cuore del centro storico, a breve distanza dalla Basilica di San Francesco e dalla Tomba di Dante Alighieri. L’edificio risale al V secolo, ma l’attuale aspetto si deve ai restauri effettuati nei primi anni del Novecento, che le restituirono le linee sobrie e solenni dell’originaria architettura paleocristiana.

L'histoire

La basilica prende il nome di “Maggiore” per distinguerla dalle altre due chiese medievali ravennati intitolate a Sainte Agathe. Fu fondata nel V secolo lungo il tracciato dell’antico fiume Padenna, oggi scomparso, che correva dove si trova ora Via Mazzini. La costruzione si colloca nel contesto tardoantico e viene comunemente attribuita al vescovo Giovanni I (477-494), anche se il monogramma presente nella navata centrale fa riferimento al successore Pietro II (494-519), segno di una possibile prosecuzione dei lavori. L’abside, invece, potrebbe essere stata completata più tardi, sotto il vescovo Agnello (556-569), con il sostegno finanziario di Giuliano Argentario, celebre benefattore anche della basilica di San Vitale.

Basilica di Sant’Agata Maggiore – Ravenna
PH. Di Berit Wallenberg – Berit Wallenberg / Kulturmiljöbild, Riksantikvarieämbetet

L’edificio originario si trovava a circa 2,50 metri al di sotto del livello attuale. Davanti alla facciata, dove oggi si trova un jardin, esisteva un quadriportico, smantellato nel Cinq cents per far posto al campanile. Di esso sopravvivono ancora gli architravi delle porte laterali, oggi interrate, e alcuni frammenti di colonne conservati nello spazio antistante la chiesa.

Contemporaneamente alla costruzione del campanile (1560), all’interno vennero collocati quattro altari rinascimentali, tuttora presenti. Un terremoto à 1688 distrusse completamente il mosaico absidale e danneggiò la struttura della chiesa: in seguito, il pavimento fu rialzato di 2,50 metri e l’abside venne decorata con arredi barocchi.

Nel tardo Dix-neuvième siècle, durante alcuni scavi, fu rinvenuto il pavimento musivo originario, oggi conservato altrove. Tra il 1913 e il 1918, Giuseppe Gerola guidò un radicale restauro, rimuovendo le decorazioni barocche e completando la facciata con il protiro et le bifora rinascimentali. La chiesa subì nuovi danni nel 1944 a causa dei bombardamenti, che distrussero gran parte dell’abside e degli affreschi rinascimentali. Il recupero del suo aspetto originario avvenne tra gli anni Sessanta e Ottanta del Novecento. Oggi (2020) la chiesa è regolarmente officiata e aperta ai visitatori.

Descrizione

Facciata e protiro

La facciata, nella sua forma attuale, è frutto degli interventi del primo Novecento. In passato, la parte frontale era in parte nascosta da abitazioni e botteghe che vi erano addossate. L’intero prospetto a salienti è realizzato in cotto e scandito da quattro lesene centrali. I fianchi delle navate laterali sono piani, e presso il livello del suolo si possono ancora osservare gli architravi delle antiche porte murate. Gli archi ciechi posti sopra di essi testimoniano l’originaria forma ad arco a tutto sesto. Il portale centrale è anticipato da un elegante protiro, proveniente dall’ex chiesa di San Niccolò, trasferito qui nel 1913. È sorretto frontalmente da due colonne e, sul retro, da due pilastri scanalati; i lati sono chiusi da balaustre rinascimentali.

Giardino e campanile

Fra Via Mazzini e la facciata si estende un piccolo giardino, collocato leggermente al di sotto del livello del pavimento della chiesa, che ripercorre la pianta dell’antico quadriportico. In passato adibito a cimitero, ospita oggi quattordici sarcofagi antichi. Il più vetusto risale al 6e siècle e presenta una croce scolpita che richiama quella del battistero degli Ariani. Di fronte alla navata destra s’innalza il campanile cilindrico (1560)avec base conica e cella campanaria aperta da quattro bifore sorrette da colonnine.

Interno

L’interno, come lo vediamo oggi, è il risultato dei restauri ottocenteschi et le primo Novecento. È suddiviso in tre navate, con quella centrale più alta e ampia, separate da due file di dieci colonne di spoglio, eterogenee per epoca e forma. La navata centrale è stata suddivisa in due parti da un arcone costruito nel XIX secolo. Anche nella navatella sinistra si trovano tre archi di sostegno. Al di sopra degli archi che collegano le navate si aprono strette monoforetandis que le finestre laterali mantengono le forme barocche.

Avancorpo

Nell’area compresa tra la controfacciata e l’arcone centrale sono collocati diversi reperti rinvenuti durante i restauri del 1913-1918. Si possono osservare otto sarcofagi di epoche differenti, uno dei quali, risalente alla fine del VI secolo, si trova presso il portale d’ingresso. Lungo le pareti laterali sono distribuiti frammenti di plutei, iscrizioni e elementi gotici. Presso l’arcone della navata destra si trovano mattoni con antichi marchi di fabbrica. Sono ancora visibili anche i resti degli archi delle porte laterali originali.

Navate

Le pareti appaiono spoglie, effetto della rimozione delle decorazioni barocche nel Novecento. La navata centrale è coperta da capriate lignee, sostituite negli anni Ottanta. Sulla sinistra dell’arcone è inciso il monogramma del vescovo Pietro II, con le lettere “P” ed “E” (Petrus Episcopus). Sotto l’ottava arcata di sinistra si trova il pulpito, en marmo greco venato, con forma semicilindrica e fregio decorato da foglie e perle. I pilastri absidali sono lasciati a vista.

Altari laterali

Nella navata destra si trovano quattro altari laterali. Il primo, vicino alla prima colonna, è una nicchia affrescata con resti di pitture rinascimentali. Più avanti si trova l’altare di Santa Rita da Casciaavec affresco quattrocentesco e statua moderna. In fondo alla navata, l’altare di Sainte Agathe custodisce le reliquie di San Sergio Martire et le vescovo Agnello, ed è sovrastato da una tela di Luca Longhi (1546).

Nella navata sinistra si trova il baptistère, ricavato fra due pilastri, con fonte battesimale su colonna. Di fronte all’altare di Santa Rita si trova quello di Saint François, con pala di G.B. Barbiani e statua moderna. L’altare di fondo è dedicato alla Notre Dame du Bon Conseil, decorato con due dipinti di A. Barbiani. Tutti e quattro gli altari sono coperti da baldacchini pensili rinascimentali.

Organo a canne

Nella navata destra si trova l’organo a canne Mascioni, opus 891, realizzato nel 1967, contenuto in una cassa lignea neorinascimentale. È a trasmissione elettricaavec due tastiere da 61 note e pedaliera concavo-radiale da 32.

Abside e presbiterio

L'abside, posta al termine della navata centrale, fu gravemente danneggiata nel 1944 e ricostruita nei restauri del 1962-63, con la riapertura delle cinque finestre. Restano visibili tracce di affreschi cinquecenteschi. Les presbiterio, rialzato, ospita al centro l’altare maggioreavec paliotto in pluteo del VI secolo raffigurante due pavoni e un Chrismon. Alla parete si trova la cattedra romana, proveniente dall’abside di Sant’Apollinare Nuovo.

L’antico mosaico dell’abside

Un disegno di Padre Pronti ci restituisce l’unica immagine del mosaico absidale distrutto dal terremoto dell’11 aprile 1688. Il mosaico era suddiviso in tre fasce: in quella inferiore, il vescovo Giovanni celebrava su un altare quadrato, affiancato da sacerdoti e da un angelo con calice. Tra le finestre si alternavano colonne stilizzateet dans le catino absidale campeggiava il Cristo benedicente in trono, in un manto scarlatto, tra due arcangeli in bianco. L’odierno rialzamento del pavimento taglierebbe oggi quella scena a metà.

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